Vivificare i tessuti d’arte

Intervista a Paola Marabelli, vicepresidente della “Fondazione Arte della Seta Lisio”, Responsabile della “Scuola di Arti Tessili e del Patrimonio culturale” e Direttore responsabile “Jacquard. Pagine di cultura tessile”

 

L’amore per la città di Firenze e per le stoffe preziose accomuna la “Fondazione Arte della Seta Lisio” e Dr. Vranjes Firenze. Forse non tutti sanno, infatti, che il nonno del maestro Paolo Vranjes commerciava tessuti pregiati. Anche per questo abbiamo scelto di intervistare Paola Marabelli, vicepresidente della “Fondazione Arte della Seta Lisio”, che ci ha raccontato l’interessante storia di Giuseppe Lisio, il fondatore, e le attività della Fondazione.

Per raccontare la storia dell’Arte della Seta Lisio bisogna innanzitutto parlare di Giuseppe Lisio, ci racconta un po’ chi era il fondatore?

 

Giuseppe Lisio è nato in Abruzzo nel 1870, ancora diciassettenne si trasferisce a Milano, dove inizia a lavorare come rappresentante di stoffe per la Luigi Osnago di Milano. Presto nasce in lui una vera e propria passione per la tessitura storica, che lo porta a lasciare l’azienda e partire per Firenze dove, nel 1906, fonda la sua prima manifattura. Per prima cosa Giuseppe Lisio cerca tessitrici, figure non più molto diffuse a Firenze in quegli anni. Per la stessa ragione, decide di ricreare il modello di bottega, in cui l’artigiano è anche maestro e tramanda il suo sapere. Si applica in prima persona e studia. Fa ricerche nella pittura scovando i riferimenti iconografici per i tessuti antichi e colleziona tessuti preziosi (che partono dal 1400). La sua grande passione sono le tessiture seriche italiane del Rinascimento, così decide di farne rinascere la produzione.

Il successo non tarda ad arrivare…

 

Sì, infatti, apre quasi contemporaneamente un negozio a Firenze in via de’ Fossi e poi subito dopo, nel 1911, in via Sistina a Roma. Negli anni ‘20 sposta la manifattura a Milano, dove, in via Manzoni, nel 1924 apre anche il terzo negozio. Milano è la vetrina perfetta per la sua attività, crocevia di artisti, architetti, poeti che si innamorano dei tessuti.

Gabriele D’Annunzio fu inizialmente cliente ed estimatore e poi amico del fondatore. D’Annunzio gli scrive, per esempio, che ogni prezioso scampolo gli suscita “un’allegrezza infantile e mistica”. Con la seconda guerra mondiale però l’azienda subì molti danni a causa di un bombardamento che distrusse la manifattura.

Il colpo peggiore fu, però, la morte del fondatore nel 1943. Restavano la moglie e la figlia Fidalma che negli anni ’50 decise di trasferire tutto di nuovo a Firenze. Fidalma acquistò un terreno e iniziò a costruire la sede che ancora oggi ospita la fondazione. Aveva un progetto ambizioso che riesce a realizzare quasi completamente: affiancare alla produzione e alla sede di rappresentanza anche un villaggio operaio (forse l’ultimo esempio di villaggio operaio in Italia).

Fidalma Lisio ha la ferrea volontà di preservare e tramandare l’Arte della tessitura manuale di velluti e broccati in seta e sceglie di agire in modo molto lungimirante per l’epoca…

Nel 1971 diede vita alla “Fondazione Arte della Seta Lisio”, in quel periodo in Italia non c’erano molte istituzioni del genere.

 

Quali sono gli scopi della Fondazione?

Mantenere viva l’arte della tessitura a mano di stoffe pregiate in seta e metalli preziosi, tramandare le conoscenze tecniche e storiche sulle arti tessili, promuovere e divulgare gli studi sui tessili antichi e far conoscere la fiber art. Questi scopi sono perseguiti attraverso tre aree di attività: la manifattura, la scuola e le attività culturali.

 

Iniziamo parlando della manifattura, l’attività da cui tutto ebbe inizio. Ci descrive i processi produttivi?

I processi di produzione di un velluto o di un broccato tessuti a mano sono complessi, si parte dalla preparazione del telaio a cui seguono tantissimi importanti passaggi: dalla tintura della seta – effettuata rigorosamente in Italia – alla creazione dei cartoni Jacquard, fino alla preparazione delle bobine per il pelo. L’annodatura viene effettuata interamente a mano, filo per filo. Tutto questo richiede estrema precisione e concentrazione da parte del tessitore che oltre ad essere l’esecutore finale del velluto o del broccato, è anche l’allestitore stesso del telaio.

Ci parla dei “classici” della vostra manifattura?

I cosiddetti “classici” riprendono le collezioni sviluppate in oltre cento anni di vita della “Manifattura Arte della Seta Lisio”, parallelamente però sulle esigenze della committenza nascono creazioni assolutamente originali. Progetti esclusivi che partono dallo studio del disegno, la messa a punto dei colori, della tecnica, la definizione del tipo di tessitura e l’elaborazione del disegno e, quindi, della messa in carta.

Parallelamente a queste produzioni di altissimo artigianato artistico la Fondazione si è però occupata anche di restauro di ambienti e mobili d’epoca

Sì, in caso di restauro si studiano stoffe coerenti con la storia o si ricostruiscono modelli e frammenti antichi, cercando di mantenere l’aspetto e le caratteristiche tecniche originarie del reperto. Dal 2016, per esempio, la “Fondazione Arte della Seta Lisio” fa parte del progetto di ricostruzione tessile di alcune sale del Palazzo Reale di Augusto II, il Forte di Dresda.   

 

“Tradizione è custodire il fuoco non adorare le ceneri” Gustav Mahler L’importanza di preservare la memoria del passato, ma anche la necessità di tramandare il sapere alle generazioni future. Altro importante aspetto del lascito di Fidalma Lisio è l’attività didattica…

 È proprio attraverso la Scuola che prende forma la sua volontà di trasmettere il “saper progettare” e il “saper fare” indispensabili per la qualificazione professionale.

 

Ci parla invece delle iniziative di natura culturale?

Questa è la parte di cui mi occupo in prima persona e si concretizza nel promuovere e valorizzare la storia e il patrimonio della Fondazione e i patrimoni tessili nazionali e internazionali, attraverso mostre, convegni, giornate di studio e seminari, oltre che con la cura e l’edizione della Rivista semestrale “Jacquard. Pagine di cultura tessile” nata nel 1989.